La violenza domestica, perpetrata dal partner o da un membro della propria famiglia, è sfortunatamente una delle forme più comuni di violenza, fisica e psicologica.
Dal punto di vista dell'antropologia fisica/forense, è una forma di violenza molto complessa, difficile da riconoscere con certezza, perché si manifesta in modi differenti o perché spesso causa danni solo ai tessuti molli e/o psicologici, che non sono visibili a livello scheletrico.
Essendo la violenza domestica una forma di abuso fisico/psicologico molto comune sia a livello temporale che geografico, vi sono moltissimi dati clinici a disposizione, grazie ai quali si riesce a capire quali siano le dinamiche comuni e, nel caso dell'antropologia, le tipologie di lesioni che se riscontrate in un corpo possono suggerire una violenza di questo tipo.
Va riconosciuto tuttavia che l'interpretazione dell'evidenza osteologica dei traumi andrebbe localizzata nella specifica cultura, nel tempo e nel luogo in cui il fatto avviene, in quanto la violenza domestica è un'esperienza profondamente personale influenzata da diversi e molteplici aspetti. Inoltre, la violenza non vede sempre e solo le donne come vittime, non è mai un'esperienza omogenea, né si manifesta in episodi isolati; piuttosto, essa è connessa ad altre forme di violenza interpersonale.
Vi sono quattro categorie di violenza domestica riconosciute nella letteratura scientifica. Esse sono:
- Terrorismo intimo. Il fautore delle violenza usa la propria forza per controllare il partner, il quale non si difende fisicamente. In questa forma di violenza gli episodi sono continui nel tempo, e le conseguenze più comuni sono danni fisici che spesso richiedono cure mediche, un basso livello di salute generale nella vittima, e disordini da stress post-traumatico.
- Resistenza violenta. La vittima risponde alle offese fisiche, spesso anche ricorrendo all'omicidio del proprio carnefice. In questa forma di violenza i danni fisici nella vittima sono solitamente superiori in numero e gravità.
- Violenza di coppia situazionale. L'autore delle violenze è una persona fondamentalmente violenta, ma nessuno dei due partner utilizza la violenza per controllare l'altro; vi è simmetria tra le due parti negli episodi violenti, che nascono da eventi di circostanza e non da regolarità come nel terrorismo intimo. In questi casi, i danni fisici solitamente non sono gravi e non richiedono cure mediche.
- Controllo violento reciproco. Entrambi i partner usano la violenza per controllare l'altro, e i danni fisici sono molto variabili.
Solitamente i dati sono focalizzati sull'esperienza di donne eterosessuali. Una definizione di violenza domestica più specifica vede essa come un evento o una serie di eventi fisicamente e/o psicologicamente violenti caratterizzati da atteggiamenti di controllo, coercitivi e minacciosi, perpetrati da o tra partner intimi o membri di famiglia, a prescindere dal genere o dal sesso.
Studi interculturali e di tipo storico hanno dimostrato che nessuna società o gruppo sociale è esente da questo genere di violenza, nonostante il suo riconoscimento o meno come forma di abuso vari significativamente, perché la visione di un trauma fisico o mentale che sia è sempre culturalmente specifica. Ad esempio, sembra che la frequenza delle violenze domestiche aumenti durante o subito dopo periodi di guerra o di crisi finanziaria; inoltre, le violenze sono fortemente associate all'abuso di alcol e droghe, alla povertà e all'indole particolarmente violenta dei singoli.
Direttamente e indirettamente, le persone possono essere sia vittime che carnefici durante la loro vita, e molto spesso l'esposizione a questa forma di violenza durante l'infanzia porta l'adolescente e poi l'adulto di entrambi i sessi a ripetere le dinamiche di relazione violenta e/o a ridiventarne vittima una volta unitosi al partner.
Le lesioni tipicamente riconosciute come derivanti da violenza domestica sono solitamente localizzate in punti specifici del corpo:
Le fratture delle ossa nasali possono derivare da colpi volontariamente inferti dall'aggressore, ma possono anche derivare da meccanismi accidentali sostenuti soprattutto durante l'infanzia. Quando si è in presenza di una frattura, curata o non, della sinfisi mandibolare, associata a perdita di denti ante-mortem, malocclusione dentale, e piccole fratture multiple depresse dell'osso frontale, è più probabile che ci sia stato un abuso o un'aggressione.
Da studi contemporanei delle violenze domestiche emerge che le vittime donne soffrono significativamente di più problemi generali di salute, perdita dell'udito, disordini gastrointestinali, depressione e problemi al sistema nervoso centrale, se comparate a donne che non subiscono violenze. In alcuni Paesi, le vittime sono anche cronicamente malnutrite. Molte di queste caratteristiche sono state riscontrate nelle vittime di povertà, ineguaglianza sociale ed economica, rinforzando la teoria che la violenza domestica spesso non sia un fatto isolato da altre forme di violenza.
Studi interculturali e di tipo storico hanno dimostrato che nessuna società o gruppo sociale è esente da questo genere di violenza, nonostante il suo riconoscimento o meno come forma di abuso vari significativamente, perché la visione di un trauma fisico o mentale che sia è sempre culturalmente specifica. Ad esempio, sembra che la frequenza delle violenze domestiche aumenti durante o subito dopo periodi di guerra o di crisi finanziaria; inoltre, le violenze sono fortemente associate all'abuso di alcol e droghe, alla povertà e all'indole particolarmente violenta dei singoli.
Direttamente e indirettamente, le persone possono essere sia vittime che carnefici durante la loro vita, e molto spesso l'esposizione a questa forma di violenza durante l'infanzia porta l'adolescente e poi l'adulto di entrambi i sessi a ripetere le dinamiche di relazione violenta e/o a ridiventarne vittima una volta unitosi al partner.
Le lesioni tipicamente riconosciute come derivanti da violenza domestica sono solitamente localizzate in punti specifici del corpo:
Le fratture delle ossa nasali possono derivare da colpi volontariamente inferti dall'aggressore, ma possono anche derivare da meccanismi accidentali sostenuti soprattutto durante l'infanzia. Quando si è in presenza di una frattura, curata o non, della sinfisi mandibolare, associata a perdita di denti ante-mortem, malocclusione dentale, e piccole fratture multiple depresse dell'osso frontale, è più probabile che ci sia stato un abuso o un'aggressione.
Da studi contemporanei delle violenze domestiche emerge che le vittime donne soffrono significativamente di più problemi generali di salute, perdita dell'udito, disordini gastrointestinali, depressione e problemi al sistema nervoso centrale, se comparate a donne che non subiscono violenze. In alcuni Paesi, le vittime sono anche cronicamente malnutrite. Molte di queste caratteristiche sono state riscontrate nelle vittime di povertà, ineguaglianza sociale ed economica, rinforzando la teoria che la violenza domestica spesso non sia un fatto isolato da altre forme di violenza.
I dati clinici pubblicati sono in gran parte prodotti da persone che lavorano al pronto soccorso, da dentisti e da chirurghi plastici. Ne risulta che la maggior parte delle lesioni sostenute dalle vittime di violenza domestica riguardano i tessuti molli; inoltre, le vittime spesso decidono di non cercare assistenza medica, perché credono di potersi curare autonomamente; per molte, il danno psicologico lascia loro pensare di essere incapaci di lasciare casa per il rischio di essere punite da parte dell'aggressore. Anche il Paese dove vittima e carnefice vivono influisce moltissimo sulle conseguenze mediche e legali delle violenze domestiche, viste le differenti legislazioni e/o norme culturali. Ad esempio, negli Stati Uniti i medici sono legalmente obbligati ad informare la polizia quando credono che una vittima di abusi abbia cercato assistenza medica, mentre nel Regno Unito quest'obbligo non c'è, quindi le vittime che vivono negli U.S.A. avrebbero una ragione in più per non cercare aiuto medico. Oppure, in Paesi dove vige una cultura più tradizionale, la violenza viene spesso considerata normale nei rapporti di coppia (picchiare la propria moglie ad esempio), e quindi le cure ospedaliere non vengono viste come necessarie; vi sono anche culture in cui portare l'attenzione sul fatto di essere vittima di abusi risulterebbe in una perdita della propria dignità o del proprio status sociale (si pensi ad esempio a quei Paesi in cui una donna che denuncia delle violenze subite, nonostante ne sia la vittima, viene allontanata dalla propria comunità o addirittura uccisa). Vi è anche il non meno importante aspetto economico, in quanto molte vittime hanno un potere economico limitato o poche risorse, sono povere o l'accesso al denaro viene loro negato. La mancata indipendenza economica è una delle ragioni principali per cui le vittime non lasciano o allontanano chi abusa di loro.
La frequenza delle violenze spesso non è costante nel corso di una relazione, soprattutto in una duratura. Il matrimonio, la nascita dei figli, il lavoro e anche la vecchiaia sono tutti periodi critici di stress sia fisico che mentale. La gravidanza è un periodo particolarmente vulnerabile per le vittime di violenza domestica. Le violenze in gravidanza possono risultare in un aborto spontaneo o nel parto di un bambino morto, e sia la madre che il figlio possono morirne, più frequentemente per i traumi alla placenta. Nonostante vi siano molte similarità nel tipo di lesioni e nella distribuzione di esse sul corpo tra donne incinte e non (testa, viso e collo in particolare), uno studio ha dimostrato che le lesioni al torso sono doppiamente frequenti durante la gravidanza (Nannini et al., 2008). Un'altro periodo critico è la vecchiaia, ma in questo caso i dati sono forse falsati dal fatto che in questa fase della vita ci si rechi più spesso all'ospedale per una naturale degenerazione della propria salute, e che quindi si possano sottovalutare alcuni danni fisici ritenuti normali per una persona anziana, come ad esempio le fratture.
Vi sono numerosi studi clinici, forensi e bioracheologici per i differenti tipi di violenza fisica: incidente, aggressione, violenza domestica, abuso di anziani, rapimento, subordinazione e percosse. Tra questi, possono esserci alcune potenziali differenze nella distribuzione delle lesioni. Ad esempio, le vittime maschili di violenza domestica spesso hanno più ferite alle braccia perché tendono a difendersi più attivamente, ma non sostengono fratture o dislocamenti, probabilmente per la maggiore forza muscolare rispetto ai soggetti femminili. Oppure, spesso non si riscontrano differenze fisiche tra le vittime di singole aggressioni e di ripetute violenze domestiche, a causa della similarità nei meccanismi di aggressione (pugni e calci) e il modus operandi generale degli assalitori, i quali quasi sempre indirizzano i colpi al viso della vittima. Quindi, se un soggetto subisce sia aggressioni da parte di estranei che violenze domestiche, identificarne le lesioni potrebbe risultare estremamente difficile: questo dato evidenzia l'interconnessione delle forme differenti di violenza interpersonale che si possono subire durante la propria vita.
La seguente tabella mostra le lesioni e le patologie solitamente associate a differenti tipi di violenza:
La seguente tabella mostra le lesioni e le patologie solitamente associate a differenti tipi di violenza:
Lesioni accidentali
(esclusi incidenti automobilistici)
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Lesioni da aggressione
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Violenza domestica
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Abusi sugli anziani
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Cattura/ rapimento
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Subordinazione/percosse
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Parte del corpo/osso coinvolto
e/o lesioni riportate
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Lesioni alla testa
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✓
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✓
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✓
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✓
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✓
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✓
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Lesioni a testa,
viso e collo
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✓
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✓
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✓
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✓
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Lesioni maxillofacciali
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✓
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✓
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✓
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✓
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✓
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✓
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Fratture orbitali
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✓
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✓
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✓
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Fratture zigomatiche
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✓
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✓
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✓
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Fratture dell’osso
nasale
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✓
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✓
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✓
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Fratture
mandibolari
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✓
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✓
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✓
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Dislocamento mandibolare
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✓
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Lesioni
dentali (fratture e avulsioni): incisivi mascellari, incisivi mandibolari e
canini mascellari
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✓
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✓
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✓
|
✓
|
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Vertebre cervicali:
ernia del disco, frattura o dislocamento
|
✓
|
✓
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Fratture della
colonna vertebrale
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✓
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✓
|
✓
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Fratture del
torso (vertebre, costole, scapole, clavicole e pelvi)
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✓
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✓
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✓
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✓
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✓
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✓
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Fratture delle costole
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✓
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✓
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✓
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✓
|
✓
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Lesioni alle
braccia (dalle spalle alle dita)
|
✓
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✓
|
✓
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✓
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✓
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✓
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Fratture della
scapola
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✓
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✓
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✓
|
✓
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Lesioni alle mani
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✓
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✓
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Lesioni alle
gambe (dai fianchi ai piedi)
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✓
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✓
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✓
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✓
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Lesioni ai piedi
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✓
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Sublussazione/dislocazione
delle articolazioni
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✓
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✓
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✓
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Ferite da arma da
taglio
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✓
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✓
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Ferite da corpo
contundente
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✓
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✓
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✓
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✓
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✓
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✓
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Recidività delle
lesioni
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✓
|
✓
|
✓
|
✓
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Lesioni multiple
in un unico episodio
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✓
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✓
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✓
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✓
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✓
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Maggiore
frequenza nei soggetti più giovani e in quelli di mezza età
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✓
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✓
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✓
|
✓
|
✓
|
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Malnutrizione
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✓
|
✓
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Coesistenza di traumi e patologie
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✓
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✓
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✓
|
✓
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In gravidanza: morte,
nascita di bambini morti, lesioni a testa e collo, lesioni al torso
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✓
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✓
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La sovrapposizione tra le lesioni derivanti da un incidente, un'aggressione e una violenza domestica enfatizza il bisogno di porre più attenzione al meccanismo della lesione, che potrebbe essere ben più informativo della semplice localizzazione della stessa, e mette in dubbio l'abilità degli esperti di capire se i soggetti siano vittime di violenze singole o ripetute nel tempo.
La natura cumulativa delle lesioni subite durante l'arco della vita di una persona, combinata all'influenza dello status socio-economico e al genere, rende la lettura delle evidenze di abuso non chiara.
La letteratura clinica contiene molte migliaia di articoli che descrivono le lesioni fisiche delle vittime, quasi sempre donne; si è spesso poco capaci di riconoscere vittime di sesso maschile, perché si è più inclini a interpretare le loro lesioni come prova di un'aggressione da parte di un individuo che non sia il suo partner, uomo o donna che sia. Il ritrovamento continuo di schemi simili nel tempo potrebbe dare l'impressione che la violenza domestica sia un'esperienza ben conosciuta e documentata, tanto da poter essere semplicemente ridotta ad una check-list di danni fisici, a prescindere da età, locazione geografica e genere. Al contrario, questa esperienza è incredibilmente varia e nonostante gli anni di ricerche, rimangono molti aspetti che non sono stati sufficientemente documentati, in particolare la violenza tra i partner dello stesso sesso e nelle relazioni poligame. Inoltre, andrebbe rigettata l'ipotesi che un solo modello comportamentale possa essere usato per spiegare la violenza in tutti i tipi di rapporto, e che un singolo modello possa valere anche nel tempo.
La letteratura clinica contiene molte migliaia di articoli che descrivono le lesioni fisiche delle vittime, quasi sempre donne; si è spesso poco capaci di riconoscere vittime di sesso maschile, perché si è più inclini a interpretare le loro lesioni come prova di un'aggressione da parte di un individuo che non sia il suo partner, uomo o donna che sia. Il ritrovamento continuo di schemi simili nel tempo potrebbe dare l'impressione che la violenza domestica sia un'esperienza ben conosciuta e documentata, tanto da poter essere semplicemente ridotta ad una check-list di danni fisici, a prescindere da età, locazione geografica e genere. Al contrario, questa esperienza è incredibilmente varia e nonostante gli anni di ricerche, rimangono molti aspetti che non sono stati sufficientemente documentati, in particolare la violenza tra i partner dello stesso sesso e nelle relazioni poligame. Inoltre, andrebbe rigettata l'ipotesi che un solo modello comportamentale possa essere usato per spiegare la violenza in tutti i tipi di rapporto, e che un singolo modello possa valere anche nel tempo.
Affidarsi ciecamente ai dati clinici e agli schemi comuni da essi derivati è sconsigliabile. Sarebbe più appropriato considerare una più ampia gamma di variabili. Il contesto più ampio va sempre tenuto in considerazione: è imperativo che la violenza domestica non venga mai studiata come evento separato dalla nozione di genere della comunità in cui l'abuso avviene, dal resto della vita dell'aggressore e dell'aggredito e da evidenze di altri tipi di violenza, e soprattutto bisogna riconoscere che è spesso impossibile isolare le diverse componenti che creano la rete di violenze e le conseguenze fisiche che esse possono avere sui corpi delle vittime.
Fonti:
- Johnson, M.P., 2006. Conflict and control: gender symmetry and asymmetry in domestic violence. Violence against Women, 12: 1003-1018.
- Johnson, M.P., 2008. A Typology of Domestic Violence. Intimate Terrorism, Violent Resistance, and Situational Couple Violence. Northeastern University Press: USA.
- Johnson, M.P., Leone, J.M., 2005. The differential effect of intimate terrorism and situational couple violence. Findings from the National Violence against Women Survey. Journal of Family Issues, 26: 322-349.
- Nannini, A., Lazar, J., Berg, C., Barger, M., Tomashek, K., Cabral, H., Barfield, W., Kotelchuck, M., 2008. Physical injuries reported on hospital visits for assault during the pregnancy-associated period. Nursing Research, 57: 144–149.
Fonti:
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- Redfern, R.C., 2015. Identifying and Interpreting Domestic
Violence in Archaeological Human Remains: A Critical Review of the
Evidence. International Journal of Osteoarchaeology, Published online in Wiley Online Library
(wileyonlinelibrary.com) DOI: 10.1002/oa.2461
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