Source: Wellcome Collection |
Alla Wellcome Collection, particolare museo di Londra che mescola medicina e arte, è possibile visitare gratuitamente la mostra "Forensics: The Anatomy of Crime", aperta dal 26 Febbraio al 21 Giugno. La mostra ha come scopo quello di mostrare al pubblico l'investigazione forense in tutte le sue sfaccettature e la sua storia, mescolando scienza e arte, caratteristica comune a tutte le esposizioni permanenti e le mostre di questo museo.
Avendola visitata personalmente qualche giorno fa, proverò a descriverla dettagliatamente in questo post, per coloro che per questione di tempo o distanza non riuscissero a vederla.
Non è possibile scattare foto all'interno della galleria; tuttavia, sul sito del museo http://wellcomecollection.org/ ve ne sono alcune che si possono visionare.
L'esposizione, distribuita in 5 sale, è divisa a seconda delle parti che tipicamente compongono un'investigazione forense: The Crime Scene (La scena del crimine), The Morgue (L'obitorio), The Laboratory (Il laboratorio), The Search (La ricerca), The Courtroom (L'aula di tribunale).
Questa è la mappa della mostra:
Avendola visitata personalmente qualche giorno fa, proverò a descriverla dettagliatamente in questo post, per coloro che per questione di tempo o distanza non riuscissero a vederla.
Pannello informativo all'ingresso della galleria |
Non è possibile scattare foto all'interno della galleria; tuttavia, sul sito del museo http://wellcomecollection.org/ ve ne sono alcune che si possono visionare.
L'esposizione, distribuita in 5 sale, è divisa a seconda delle parti che tipicamente compongono un'investigazione forense: The Crime Scene (La scena del crimine), The Morgue (L'obitorio), The Laboratory (Il laboratorio), The Search (La ricerca), The Courtroom (L'aula di tribunale).
Questa è la mappa della mostra:
The Crime Scene.
La prima sala è dedicata alla scena del crimine. La scena di un crimine può essere costituita da qualsiasi luogo, come può essere una stanza, una strada o un bosco. Qui, ogni elemento deve essere raccolto e preservato come potenziale prova. Alcune scene del crimine (soprattutto quelle esterne), per via della loro natura effimera impongono stretti vincoli temporali agli investigatori. Per questo, schizzi, foto e report devono essere il più numerosi e dettagliati possibile per permettere agli esperti di tornare sul caso anche dopo diversi anni; essi sono inoltre un potenziale elemento da mostrare in tribunale al momento del processo.
Gli elementi mostrati in questa sala sono, in successione:
- Un modellino in scala di una scena del crimine. I modelli in scala hanno giocato un ruolo importante, permettendo agli investigatori di re-immaginare la scena del crimine in tre dimensioni ed avanzare ipotesi alternative. Negli anni '40 l'ereditiera americana Frances Glessner Lee creò una serie di miniature di scene del crimine chiamata "The Nutshell Studies of Unexplained Death", usate come elemento di supporto e formazione per gli investigatori. Vi sono inoltre diverse fotografie delle miniature, e uno schermo dove è possibile visionare qualche minuto del documentario Of Dolls and Murder (2012), dove si parla dell'utilizzo nelle investigazioni di modelli e bambole per ricreare "artigianalmente" la scena del crimine.
Oggi i modelli si utilizzano ancora, ma vi sono ovviamente strumenti più moderni come le telecamere di videosorveglianza o la tecnologia di scansione 3D che permette di ricreare la scena con precisione attraverso un'analisi virtuale di essa fatta a 360 gradi;
- Documenti riguardanti Jack lo squartatore. Vi sono alcune pagine di giornali del 1888 che parlano del noto serial killer e delle sue vittime; la macchina fotografica della Metropolitan Police usata per documentare l'omicidio di Mary Kelly, l'ultima vittima di Jack lo squartatore, oltre che prima macchina ad essere usata a Londra per una scena del crimine; mappa originale della scena dell'assassinio di Catherine Eddowes, quarta vittima del killer, con la raffigurazione di Mitre Square e delle strade vicine, e il disegno del corpo martoriato della donna;
- Alcune foto di Alphonse Bertillon. Alla fine del diciannovesimo secolo il criminologo francese fu il primo a fotografare in modo metodico le scene del crimine usando una macchina fotografica posizionata su un treppiede molto alto; il risultato era una prospettiva unica chiamata "la prospettiva di Dio", che permetteva di osservare sia il corpo che ciò che lo circondava e i dettagli periferici;
- Vecchie foto di scene del crimine scattate a New York che mostrano l'evoluzione della fotografia forense;
- Kit del 1972 per l'investigazione della scena del crimine, e materiali contemporanei come le evidence bags;
- Esemplari di Calliphora Vicina (insetto importantissimo in entomologia forense) e larve recuperate dal corpo di una vittima di Buck Ruxton, altro famoso assassino britannico. Il suo fu il primo caso nel Regno Unito dove gli insetti vennero usati come prova (1935);
- Due video dove si mostrano rispettivamente il thermal imaging, con il quale si può identificare la presenza di insetti all'interno di un cadavere attraverso il calore da essi emanato, e il funzionamento del laser scanner Leica ScanStation c10;
- Libri antichi di medicina dove si mostrano gli effetti della decomposizione sul corpo umano, e nove acquerelli cinesi del diciottesimo secolo che mostrano le fasi della decomposizione del cadavere di una donna.
Gli elementi mostrati in questa sala sono, in successione:
- Un modellino in scala di una scena del crimine. I modelli in scala hanno giocato un ruolo importante, permettendo agli investigatori di re-immaginare la scena del crimine in tre dimensioni ed avanzare ipotesi alternative. Negli anni '40 l'ereditiera americana Frances Glessner Lee creò una serie di miniature di scene del crimine chiamata "The Nutshell Studies of Unexplained Death", usate come elemento di supporto e formazione per gli investigatori. Vi sono inoltre diverse fotografie delle miniature, e uno schermo dove è possibile visionare qualche minuto del documentario Of Dolls and Murder (2012), dove si parla dell'utilizzo nelle investigazioni di modelli e bambole per ricreare "artigianalmente" la scena del crimine.
Oggi i modelli si utilizzano ancora, ma vi sono ovviamente strumenti più moderni come le telecamere di videosorveglianza o la tecnologia di scansione 3D che permette di ricreare la scena con precisione attraverso un'analisi virtuale di essa fatta a 360 gradi;
- Documenti riguardanti Jack lo squartatore. Vi sono alcune pagine di giornali del 1888 che parlano del noto serial killer e delle sue vittime; la macchina fotografica della Metropolitan Police usata per documentare l'omicidio di Mary Kelly, l'ultima vittima di Jack lo squartatore, oltre che prima macchina ad essere usata a Londra per una scena del crimine; mappa originale della scena dell'assassinio di Catherine Eddowes, quarta vittima del killer, con la raffigurazione di Mitre Square e delle strade vicine, e il disegno del corpo martoriato della donna;
- Alcune foto di Alphonse Bertillon. Alla fine del diciannovesimo secolo il criminologo francese fu il primo a fotografare in modo metodico le scene del crimine usando una macchina fotografica posizionata su un treppiede molto alto; il risultato era una prospettiva unica chiamata "la prospettiva di Dio", che permetteva di osservare sia il corpo che ciò che lo circondava e i dettagli periferici;
- Vecchie foto di scene del crimine scattate a New York che mostrano l'evoluzione della fotografia forense;
- Kit del 1972 per l'investigazione della scena del crimine, e materiali contemporanei come le evidence bags;
- Esemplari di Calliphora Vicina (insetto importantissimo in entomologia forense) e larve recuperate dal corpo di una vittima di Buck Ruxton, altro famoso assassino britannico. Il suo fu il primo caso nel Regno Unito dove gli insetti vennero usati come prova (1935);
- Due video dove si mostrano rispettivamente il thermal imaging, con il quale si può identificare la presenza di insetti all'interno di un cadavere attraverso il calore da essi emanato, e il funzionamento del laser scanner Leica ScanStation c10;
- Libri antichi di medicina dove si mostrano gli effetti della decomposizione sul corpo umano, e nove acquerelli cinesi del diciottesimo secolo che mostrano le fasi della decomposizione del cadavere di una donna.
The Morgue.
La seconda sala è dedicata all'autopsia. Interessante il video di circa sei minuti dove la patologa Carla Valentine spiega il ruolo del patologo forense e la procedura autoptica.
In questa sala vi sono:
- Foto dei primi obitori parigini, dove i cadaveri venivano posti su lastre di marmo per essere identificati, ma che ben presto divennero un morboso spettacolo e passatempo per molti;
In questa sala vi sono:
- Foto dei primi obitori parigini, dove i cadaveri venivano posti su lastre di marmo per essere identificati, ma che ben presto divennero un morboso spettacolo e passatempo per molti;
- Calco del viso dell' "Inconnue de la Seine", una giovane donna affogata nella Senna nel 1900, eseguito da un dipendente dell'obitorio parigino, affascinato dalla sua bellezza;
- Set da autopsia del diciannovesimo secolo e vecchi manuali di dissezione, datati tra il 1755 e il 1919;
- Serie di elementi provenienti da una reale indagine forense del 1960, tra cui un cranio di una vittima di omicidio che mostra fratture multiple da corpo contundente, un fegato con ferita da taglio, e la sezione di un cervello che mostra il percorso di un proiettile;
- Vecchio tavolo autoptico di ceramica. I primi tavoli autoptici erano di legno, poi si è passati alla più igienica ceramica. Oggi sono in acciaio inox;
- Video che parla della virtual autopsy o virtopsy, dell' Institute of Forensic Medicine in Svizzera. L'autopsia virtuale è una tecnica autoptica contemporanea che grazie a risonanza magnetica, TAC e 3D Imaging permette di effettuare un'autopsia attraverso un'interfaccia digitale touch-screen;
- Documenti riguardanti Sir Bernard Spilsbury, patologo britannico divenuto celebre per i casi del Dr Crippen (1910) e delle "Spose nelle vasche da bagno" (1915). Aveva trattato circa 20,000 casi, ma verso la fine della sua carriera iniziarono ad emergere dubbi sulla affidabilità delle sue conclusioni, che furono poi completamente screditate.
- Serie di elementi provenienti da una reale indagine forense del 1960, tra cui un cranio di una vittima di omicidio che mostra fratture multiple da corpo contundente, un fegato con ferita da taglio, e la sezione di un cervello che mostra il percorso di un proiettile;
- Vecchio tavolo autoptico di ceramica. I primi tavoli autoptici erano di legno, poi si è passati alla più igienica ceramica. Oggi sono in acciaio inox;
- Video che parla della virtual autopsy o virtopsy, dell' Institute of Forensic Medicine in Svizzera. L'autopsia virtuale è una tecnica autoptica contemporanea che grazie a risonanza magnetica, TAC e 3D Imaging permette di effettuare un'autopsia attraverso un'interfaccia digitale touch-screen;
- Documenti riguardanti Sir Bernard Spilsbury, patologo britannico divenuto celebre per i casi del Dr Crippen (1910) e delle "Spose nelle vasche da bagno" (1915). Aveva trattato circa 20,000 casi, ma verso la fine della sua carriera iniziarono ad emergere dubbi sulla affidabilità delle sue conclusioni, che furono poi completamente screditate.
The Laboratory.
La terza sala è dedicata alle analisi di laboratorio. Il primo laboratorio forense fu fondato nel 1910 da Edmond Locard del dipartimento di polizia di Lione. E' suo il principio secondo il quale "ogni contatto lascia una traccia". Locard credeva infatti che le tracce latenti dell'identità del criminale rimangono sulla scena, mentre vi sono residui del crimine che vengono "portati via" dal colpevole, come DNA, impronte, sangue, capelli, cellule cutanee e fluidi corporei. Sono esposti alcuni articoli di giornale dell'epoca che lo paragonano a Sherlok Holmes (Locard incontrò davvero lo stesso Conan Doyle). Nella sala si possono anche vedere:
- Un' intervista alla scienziata forense Angela Gallop che spiega cosa avviene in un laboratorio forense;
- Kit per l'estrazione del DNA e autoradiografia della prima impronta genetica, risalente al 1984, ideata dal Professor Sir Alec Jeffreys;
- Vecchi kit per il rilevamento delle impronte digitali e un "Mugshot Album" del 1883. I Mugshot Albums (Mugshot=Foto segnaletica) venivano creati dalla polizia prima dell'uso delle impronte digitali: venivano confrontate diverse foto di criminali al fine di notare caratteristiche come tatuaggi o dita mancanti;
- Libri di Alphonse Bertillon, criminologo ed inventore della antropometria giudiziaria. Vi sono i suoi Tableau synoptique des traits physionomiques (1901), Tableau des nuances de l'iris humain (1892), e Identification anthropometrique: instructions segnaletiques (1893);
- Libri di tossicologia datati tra il 1542 e il diciannovesimo secolo, e documentazione a proposito del Marsh test, ideato dal chimico James Marsh per individuare tracce di arsenico.
- Un' intervista alla scienziata forense Angela Gallop che spiega cosa avviene in un laboratorio forense;
- Kit per l'estrazione del DNA e autoradiografia della prima impronta genetica, risalente al 1984, ideata dal Professor Sir Alec Jeffreys;
- Vecchi kit per il rilevamento delle impronte digitali e un "Mugshot Album" del 1883. I Mugshot Albums (Mugshot=Foto segnaletica) venivano creati dalla polizia prima dell'uso delle impronte digitali: venivano confrontate diverse foto di criminali al fine di notare caratteristiche come tatuaggi o dita mancanti;
- Libri di Alphonse Bertillon, criminologo ed inventore della antropometria giudiziaria. Vi sono i suoi Tableau synoptique des traits physionomiques (1901), Tableau des nuances de l'iris humain (1892), e Identification anthropometrique: instructions segnaletiques (1893);
- Libri di tossicologia datati tra il 1542 e il diciannovesimo secolo, e documentazione a proposito del Marsh test, ideato dal chimico James Marsh per individuare tracce di arsenico.
The Search.
La quarta sala è dedicata all'antropologia e all'archeologia forense, e al loro utilizzo nei casi di omicidio, persone scomparse, disastri di massa, crimini di guerra e fosse comuni.
- Vi sono i documenti riguardanti l'omicidio di Isabella Ruxton e Mary Rogerson. Due settimane dopo la loro morte i loro corpi smembrati e parzialmente decomposti vennero ritrovati vicino al confine con la Scozia. Un team di Glasgow guidato dal patologo forense John Glaister Jr e dall'anatomista James Couper Brash effettuò le indagini. Brash fu il pioniere della tecnica della sovrapposizione delle immagini: fotografie fatte in vita delle presunte vittime venivano sovrapposte a fotografie a raggi X dei teschi ritrovati;
- Due teschi con relativi busti di bronzo e calchi realizzati dall'artista Christine Borland nel 1996;
- L'installazione artistica Ab uno disce omnes dell'artista bosniaca Sejla Kameric, dedicata alle vittime della guerra in Bosnia, fatta di video e immagini proiettate all'interno di una cella frigorifera da obitorio;
- Proiezione del documentario Nostalgia de la luz (2010), sulla instancabile ricerca dei resti dei desaparecidos nel deserto dell'Atacama in Cile;
- Installazione artistica di Jenny Holzer, Lustmord, parola tedesca che significa "omicidio con violenza carnale". L'opera nasce in risposta ai conflitti in Yugoslavia, e vuole trasmettere il danno fisico e psicologico causato da crimini di guerra e violazione dei diritti umani. Sono 312 ossa poste su un tavolo di legno, di cui 33 con anelli d'argento con inciso un testo che racconta tre punti di vista: quello del criminale, della vittima, e dell'osservatore;
- Video dell'antropologa Sue Black che parla del ruolo dell'antropologo forense nello studio dei disastri di massa e delle fosse comuni.
La quarta sala è dedicata all'antropologia e all'archeologia forense, e al loro utilizzo nei casi di omicidio, persone scomparse, disastri di massa, crimini di guerra e fosse comuni.
- Vi sono i documenti riguardanti l'omicidio di Isabella Ruxton e Mary Rogerson. Due settimane dopo la loro morte i loro corpi smembrati e parzialmente decomposti vennero ritrovati vicino al confine con la Scozia. Un team di Glasgow guidato dal patologo forense John Glaister Jr e dall'anatomista James Couper Brash effettuò le indagini. Brash fu il pioniere della tecnica della sovrapposizione delle immagini: fotografie fatte in vita delle presunte vittime venivano sovrapposte a fotografie a raggi X dei teschi ritrovati;
- Due teschi con relativi busti di bronzo e calchi realizzati dall'artista Christine Borland nel 1996;
- L'installazione artistica Ab uno disce omnes dell'artista bosniaca Sejla Kameric, dedicata alle vittime della guerra in Bosnia, fatta di video e immagini proiettate all'interno di una cella frigorifera da obitorio;
- Proiezione del documentario Nostalgia de la luz (2010), sulla instancabile ricerca dei resti dei desaparecidos nel deserto dell'Atacama in Cile;
- Installazione artistica di Jenny Holzer, Lustmord, parola tedesca che significa "omicidio con violenza carnale". L'opera nasce in risposta ai conflitti in Yugoslavia, e vuole trasmettere il danno fisico e psicologico causato da crimini di guerra e violazione dei diritti umani. Sono 312 ossa poste su un tavolo di legno, di cui 33 con anelli d'argento con inciso un testo che racconta tre punti di vista: quello del criminale, della vittima, e dell'osservatore;
- Video dell'antropologa Sue Black che parla del ruolo dell'antropologo forense nello studio dei disastri di massa e delle fosse comuni.
The Courtroom.
La quinta e ultima sala è dedicata a quella che è effettivamente l'ultima fase di ogni indagine forense: il processo in tribunale. Vi sono esposti:
- Documenti sulla Central Criminal Court of England and Wales di Londra, o Old Bailey: la storia della sua apertura, alcune foto e disegni fatti durante dei famosi processi;
- Documenti su processi del 1600;
- Foto e report del processo del Dottor Hawley Harvey Crippen (1910), accusato dell'omicidio di sua moglie. Fu uno dei primi casi in cui furono le prove scientifiche a determinare la condanna.
Come si può evincere da questo semi-dettagliato elenco, la mostra aveva, secondo me, troppe installazioni artistiche. La sala più deludente in questo senso è stata proprio la quarta, quella dedicata all'antropologia forense. A parte due teschi a caso e il video di Sue Black non c'era praticamente nulla che spiegasse seppur minimamente in cosa consistesse l'analisi osteologica ai fini dell'identificazione. Non si pretende che una mostra di questo tipo vada nel dettaglio (è già tanto che ne abbiano fatta una!). Credo comunque che nel complesso la mostra non fosse ricchissima di elementi, e che alcune delle discipline forensi siano state trattate troppo superficialmente (come l'antropologia o anche la tossicologia), oltre al fatto che la presenza delle opere artistiche sia a tratti tanto massiccia da risultare quasi irritante. Nonostante tutto, è una mostra che vale la pena vedere, soprattutto per quella fetta di pubblico non esperto ma comunque appassionato, e che nella maggior parte dei casi ha un'idea distorta e sensazionalistica delle scienze forensi.
La quinta e ultima sala è dedicata a quella che è effettivamente l'ultima fase di ogni indagine forense: il processo in tribunale. Vi sono esposti:
- Documenti sulla Central Criminal Court of England and Wales di Londra, o Old Bailey: la storia della sua apertura, alcune foto e disegni fatti durante dei famosi processi;
- Documenti su processi del 1600;
- Foto e report del processo del Dottor Hawley Harvey Crippen (1910), accusato dell'omicidio di sua moglie. Fu uno dei primi casi in cui furono le prove scientifiche a determinare la condanna.
Come si può evincere da questo semi-dettagliato elenco, la mostra aveva, secondo me, troppe installazioni artistiche. La sala più deludente in questo senso è stata proprio la quarta, quella dedicata all'antropologia forense. A parte due teschi a caso e il video di Sue Black non c'era praticamente nulla che spiegasse seppur minimamente in cosa consistesse l'analisi osteologica ai fini dell'identificazione. Non si pretende che una mostra di questo tipo vada nel dettaglio (è già tanto che ne abbiano fatta una!). Credo comunque che nel complesso la mostra non fosse ricchissima di elementi, e che alcune delle discipline forensi siano state trattate troppo superficialmente (come l'antropologia o anche la tossicologia), oltre al fatto che la presenza delle opere artistiche sia a tratti tanto massiccia da risultare quasi irritante. Nonostante tutto, è una mostra che vale la pena vedere, soprattutto per quella fetta di pubblico non esperto ma comunque appassionato, e che nella maggior parte dei casi ha un'idea distorta e sensazionalistica delle scienze forensi.
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